Road Without Exit (Anarchy in UK)

Pubblicatoil Dic 26, 2014 in ART

All artists are my heroes, because being a true artist is the hardest choice that an intellectual can make. I believe that living with my art is a proper challenge. Choosing freedom means lots of sacrifice, commitment, self discipline. It’s a huge challenge. So when I take a look at other artists and their own struggles, I feel I am not alone and I stop believing I am a total crazy, alienated dude.

If art is about good skills, then good skills are determined by how much coherence, how much love and passion I want to put into my art and into my vision of life in general.

Creating art is not only about space and materials. I just need a bit of heart and passion, that’s what really count, any corner of the house can be come a studio and any material can become art. Only through this vision I can keep myself enough detached from all the fluffy cliches about contemporary art. It’s hard time for artists, whoever say the contrary is telling a lie, because we live in a society saturated with social networks and useless consumption, never like before. Selfishness, hyper individualism, raw desires, this culture of happy ignorance has spread all over the Earth and all over our popular culture.

The art path is full of traps and obstacles.

Artists have to see life in the most simple way, keeping distance from all these temptations…the reality is different, new generations are mixing art and commerce too easily, making money is an art but the way young artists want to make money looks like young financial brokers assaulting wall street. There will be future only if artists believe that ideas come before money, not viceversa.

Art requires courage, so it requires valuable solutions beyond concepts like money, property, possess. All artists that think beyond these useless desires, are my heroes.

“Questo quadro fa vedere dei ragazzi in mezzo a una strada, sembrano pericolosi anche se non si vede nulla di violento, ma lo squallido immaginario sociale, perpetrato quotidianamente dai canali di informazione ufficiali, ci riporta allo stesso concetto, ovvero periferia uguale squallore.

Le periferie sono degli squallidi prodotti di questa squallida societa’.

La perfiferia e la sua gioventu senza direzione. i giovani sono sempre le prime vittime della nostra sottocultura.

Infatti le giovani generazioni parlano con la violenza, ricambiando la cortesia per essere stati sbattuti nel dimenticatoio di palazzoni grigi e tristi. Le perfierie sono geograficamente delle zone di confine, l’area grigia dove vengono depostitate enormi pezzi di umanita’ dimenticata ad hoc, un tocco di perversione per l opinione pubblica assetata di sangue alla tv.

Storicamente, la parola periferia voleva dire poverta’. Oggi vuol dire solamente degrado. Vivere in periferia non vuol dire essere poveri, vuol dire appartenere alla massa omogenea di esseri umani che fanno il gioco di chi li riduce in quelle condizioni. Lo stato di difficolta’ e’ diventato uno stato mentale, putroppo c’e’ gente che non lavora, non rispetta le regole, non glie ne importa niente perche’, dopo decenni a vivere una vita invivibile, hanno perso ogni concezione di civilta’, ogni speranza di emancipazione. Capiscono in fretta che esistono cittadini di serie A, cittadini di serie B e anche cittadini di serie C. Si sopprime la rabbia per adoperarla solo qualche volta, aspettando dapprima i riflettori dei media di stato per documentare il tutto. I governi educano il popolo delle periferie all’ autorassegnazione e allo stesso tempo si educano i benpensanti che vivono fuori dalle perfierie che in fondo, chi vive nel degrado, si merita tutto cio’.

Le periferia e’ l’ ultima spiaggia per la civilta’ occidentale, il pit stop della ragion civile. Non credo alle perfierie, non credo alle vittime delle periferie, non credo a niente di tutto cio’. la prova sta nei nostri padri, nati poveri nelle periferie, eppure non hanno mai messo a ferro e fuoco le poche cose che avevano, anzi le hanno difese e conservate perche da li si doveva ripartire per arrivare alla tanto agognata emancipazione culturale e sociale, condizione necessaria per uscire dal ghetto in cui la societa’ li ha accatastati ben bene, come gli agnelli caricati sui camion destinati al macello

F.C.