Abramovic/Cadabramovic

Pubblicatoil Set 29, 2014 in Poetry Box

512 HOURS

(Ovvero l’arte concettuale e’ come tentare di inculare l’ uomo invisibile)

Questa volta divaghero’ su un articolo – che definirei abbastanza leccaculo – scritto da un giovane critico d’ arte contemporanea . Costui e’ talmente mammasantissima che gia’ mi son scordato il suo famosissimo nome. Ah mi ricordo: il suo nome e’ Eugenio Viola, gia’ curatore del MADRE di Napoli, e del PAC di Milano, insomma tutte istituzioni con nomine politiche e soldi pubblici, tutte istituzioni in perdita costante e che hanno tanto contribuito a fare dell ‘arte contemporanea Italiana come una grande piscina con bambole gonfiabili e stronzi che galleggiano.

Non voglio predicare riverenza perche’ questa volta si parla di arte e bisogna essere schietti.

Quando parliamo di artisti del calibro di Marina Abramovic , Damien Hirst o Tracy Emin, parliamo poco di cultura e troppo di celebrita’ stile Shakira o MiIley Cyrus. Ovvero tutto quel che fanno sembrano genialate, non perche lo siano ma perche intorno a loro si muove un esercito fatto di PR, vampiri, artisti leccaculo, career junkies, fancazzisti, ricchi e ricconi, 100% pure gay art directors, scrocconi, amanti e matenute, critici d’arte, attricette e show girls, qualche eterossesuale e a volte anche qualche individuo normale con un lavoro vero e una vita sobria.

Con queste prerogative, si deduce il grande inutile blablabla delle riviste patinate del settore che, invece che focalizzare sul dialogo artistico, si perdono nei racconti mondani delle mostre d’arte, dove il menu e la lista dei V.I.P. (Veneree Ipertensioni Parassitarie) contano piu dell’ immondizia appesa ai muri poggiata sul pavimento.

La descrizione della mostra performance, dell’ emozione personale che il critico d’arte prova prima di entrare nel fantastico mondo di Abramovic, mi fa capire quanto amici stretti essi siano. Infatti lo stesso critico sottolinea l’ amicizia personale all’artista. I meridionali fanno cosi’. Gia per questo motivo si passa dal testo critico a un semplice raccontino da giornale gossipparo. Apparentemente, si e’ tutti amici in questa debosciata penisola di cazzari e artisti della patacca.

Come da copione, la mostra si basa su sale vuote, si completamente vuote, che la gente attraversa e il critico (ma non troppo) definisce “attraversamenti sciamanici”. Appena sentita questa demente definizione, mi veniva in mente uno sciamano tibetano che attraversava la Tiburtina col carrello della COOP.

Poi si parla dello stare seduti, in piedi e distesi. Ovvero le tre posizioni dell essere umano. Cosa vuol dire? Mah. Il critico continua a scrivere lenzuolate di leccate a destra e a manca: “Le persone salgono su delle pedane di legno, cosi possono catalizzare la propria energia stando in piedi” – racconta l’autore con fin troppa enfasi. Poi vi sono delle sedie intorno che “invitano a sedersi e guardare”. Ma va? Che forse le sedie inviterebbero anche a stare in piedi o essere lanciate dagli spalti? Forse.

L’ audience ovviamente interagisce col tutto (o nulla), quindi si vede gente che conta il riso – anche l ‘autore si prodiga in simile performance artistica – dividendo innumerevoli chicchi bianchi da innumerevoli lenticchie, riempiono fogli di carta con dei chicchi e degli scarabocchi. Ogni tanto “per rincuorarsi”, il critico guarda gli altri intorno a lui che contano I chicchi. Nel far cio’, l’ autore si sente “spossato da tanta fatica”. Io la chiamerei “noia” o (meno eufemisticamente) “rottura di coglioni”. Infatti penso ai lavoratori nelle miniere in Nigeria o in Peru’ e i loro “attraversamenti sciamanici” dentro budelli a centinaia di metri sottoterra.

Dopo tre ore e mezza di stanze vuote, lenticchie e chicchi di riso su fogli scarabocchiati,, l ‘autore esce dalla galleria sentendosi “spossato e rimuginante sull’ esperienza”. Infatti avra’ pensato: chi cazzo glie lo ha fatto fare? Dal tono dell’ articolo, lui sembra insistere che ne sia valsa la pena. Cosi’ sembra.

In tutto questo orgasmo virtuale, l’autore ha notato “un movimento ondivago di espansione energetica della percezione”…(?)… infatti, poi scrive di essersi quasi addormentato. Insomma l’autore piu’ o meno descrive la sua pennichella personale durante la mostra di Marina Abramovic, grande artista della supercazzola concettuale, mai come ora cosi’ in voga nella penisola di Dante Alighieri e Leonardo da Vinci.

Non so trovare nessuna morale in questo racconto, sento solo un’ immensa e sincera rottura di coglioni, un insipiente interesse verso qualcosa di ermetico, snob, astratto, stucchevole e talvolta inutile. Questa “cosa strana” chiamata arte concettuale o il mondo di Marina. Ma in fondo a chi interessa il mondo personale di una donna in menopausa? Ci interessa la sua arte, ma sono 40 anni che la cerchiamo, dove sta e a cosa serve?

La qualita del tutto va comunque a farsi fottere, come mai? Semplice: perche’ anche gli artisti hanno scoperto che andare a puttane col proprio cervello e’ pienamente consentito, tutto qui. Basta vendere culo e dignita’.

Gridare alla novita’ o alla verita’ assoluta e’ un must per questo subdolo parassitismo culturale odierno, il predicare dell’ intangibile appare troppo comodo, tutti grandi concetti astratti per dire cosa? Vale la pena perdersi nella trascendenza della supercazzola quando poi si cammina tutti i santi giorni tra le brutture culturali e civili piu’ assurde che l ‘uomo possa concepire? Tutti questi artisti intoccabili/intangibili, hanno contribuito seppur in minima parte a migliorare questo cesso di mondo che li ha resi ricchi e capricciosi?  La risposta e’ assolutamente NO. Costoro hanno solo fatto soldi a palate, un po’ come i palazzinari o i narcotrafficantii, fottendosene dell’estetica del mondo intero ma insistendo a farci conoscere il LORO, di mondo. Lo abbiamo conosciuto e (mal)digerito, e allora?

Cosa vuol dire ripetere e parafrasare in continuazione delle cose morte di 30, 40 o 50 anni fa? Siamo seduti su un enorme cesso che si chiama mondo contemporaneo, dove ogni stronzata viene definita opera culturale, non perche’ lo sia ma semplicemente perche’, se raccontata con enfasi dai media, diventano assoluta verita’. Nessuno sa cosa sia la verita’, tantomeno questi grandi autori mammasantissima (aka) critici da jetset, ve lo assicuro.

Come mai questi signori sono la? Chi ce li ha messi? Bella domanda, certo e’ che se sono amico di chi stacca l’assegno o di chi ha preso piu voti (e finanziamenti) tutto torna piu’ facile, perche il culo di chiunque puo’ essere sempre in vendita nel vecchio continente, affinche’ tutto sia lecito, accettato, sopportato, proprio come una grande inculata al buio, da parte di uno sconosciuto.

F.C.